E’ da tempo che mi pongo degli interrogativi sulle falesie del Lecchese.
Ogni tanto ne compare una, sarà una magia, sarà un miracolo, sarà opera dello spirito santo?
Non credo.
Forse è opera di qualche operatore sociale, qualcuno che ha fatto del volontariato la sua missione alpinistica?
In parte si, ma non sono operatori sociali, sono persone che conosciamo, gente che invece di scalare e basta, come quasi tutti gli arrampicatori, passa da molti anni il sabato e la domenica con in mano un trapano su e giù per corde fisse, a disgaggiare, a piantare spit a rischiare del suo per creare un immenso patrimonio a disposizione di tutti gli arrampicatori. E vero che anche questo aspetto fa parte del nostro sport, ma ricordiamoci che non è un obbligo attrezzare vie e falesie per tutti.
Anni fa chi chiodava riceveva da qualche negozio e da alcune sezione del CAI parte del materiale ed aiuti vari per svolgere questo tipo di attività. Ora i tempi sono cambiati, i negozianti sono restii e le sezioni CAI sono poco stimolate, nessuno da più una mano. Ma le falesie ogni tanto ricompaiono dal nulla, ma allora è proprio vero, è un miracolo. NO! I volonterosi ci mettono anche i soldi.
Questo dovrebbe farci riflettere seriamente, dovrebbe darci la consapevolezza che le falesie, sono solo ed esclusivamente patrimonio di tutti gli scalatori, visto che, pur essendo equiparate a strutture sportive a cielo aperto, la regione, i comuni ed anche le associazioni alpinistiche più titolate non trovino il tempo ed il modo per soffermarsi su questi aspetti.
Sarà solo un fatto di sensibilità?
Non credo proprio, penso piuttosto che per ognuno chiamato in causa ci sia una ragione diversa per eludere questi problemi.
Mi auguro che questo atteggiamento non valga anche per noi, sarebbe opportuno
cominciare a parlarne seriamente, sarebbe opportuno capire come e cosa fare per finanziare progetti di nuove strutture e vie in zona, favorendo anche quel ricambio generazionale che per ora sembra non esserci, sarebbe opportuno che chi fosse interessato a contribuire si faccia avanti, e creare così un’istanza collettiva dove ci si possa confrontare e passare dalle buone intenzioni a fatti concreti.
Pierluigi Guizzetti (Pier)